Nella tradizione cinese il capodanno si festeggia durante il mese della tigre, con la luna nuova di febbraio. Questa festa è legata all’agricoltura e alla manifestazione evidente del nuovo anno che avanza. Il seme dell’anno è però da individuare nel Dung Jee che coincide con il 21 o 22 dicembre.
Il Dung Jee corrisponde quindi al solstizio di inverno quando le ore di sole ricominciano a crescere durante l’arco del giorno. Energeticamente si può dire che è finito il ciclo dell’anno vecchio ed inizia quello del nuovo anno.
In un anno ci sono due solstizi che individuano due fasi: 6 mesi in cui il sole cresce e 6 mesi in cui il sole decresce.
La fase crescente del sole è individuabile nell’aspetto Yang del Tao mentre quella decrescente rappresenta l’aspetto Yin. Queste due forze complementari interagiscono in un continuo andamento ciclico che genera movimento e trasformazione.
Il Tao schematizza tutti i cicli spazio-temporali della vita e della natura, compreso l’andamento stagionale dell’anno e su di esso si basano i principi fondanti del Feng Shui!
Il solstizio d’inverno è uno dei 4 momenti di passaggio dell’anno, forse il più drammatico: l’oscurità è al suo culmine, ma nel momento del suo trionfo cede spazio alla luce che, lentamente, inizia a crescere fino a prevalere sull’inverno.
Il solstizio d’inverno è il giorno con il numero di ore di luce minore: rappresenta un momento e un punto di minimo. E’ l’apice dell’inverno. Da ora in poi la natura inizia gradualmente la sua vitalità fino al suo culmine, nel solstizio d’estate; le giornate cominciano ad allungarsi ed il sole riprende il suo viaggio in ascesa.
Nel massimo dello yin del buio e del freddo, c’è la nascita dello yang: la luce!
Il solstizio d’inverno è una festa di luce, in tutte le tradizioni simboleggia profondi messaggi iniziatici ed esoterici legati al risveglio interiore, alla presa di coscienza della vera spiritualità.
Tutto è festeggiamento per la Luce che risorge! Luce è yang, inizio, crescita, slancio verso avanti, iniziativa, creazione, fecondazione, futuro.
Lo yang è il principio maschile e le celebrazioni del solstizio festeggiano la ri-nascita del principio maschile. Celebrare il solstizio d’inverno significa celebrare le qualità yang dell’essere.
Il solstizio d’inverno quest’anno (2020) cade il 21 dicembre alle ore 11.03 (ora italiana).
In termini astronomici il solstizio può variare di anno in anno perché è legato alla posizione della terra rispetto al sole. L’asse di rotazione della terra non è perpendicolare ma è inclinato di circa 23,5 gradi rispetto al piano della sua orbita: l’esistenza delle 4 stagioni nelle zone temperate e delle 2 stagioni nelle zone equatoriali (stagione delle piogge e stagione secca), è determinata da questa inclinazione.
Il solstizio rappresenta un punto di svolta nell’annuale viaggio che il sole compie sul nostro orizzonte.
Dopo il solstizio d’estate nell’emisfero boreale (il nostro quindi) il sole sorge e tramonta sempre più a sud fino ad arrivare, in prossimità del solstizio d’inverno, a SE all’alba e a SW al tramonto; i raggi del sole sono sempre più inclinati.
Avvicinandosi il 21/22 dicembre questo movimento di avvicinamento al sud nella levata e nel calare del sole è sempre più lento, fino ad apparire immutato per alcuni giorni intorno al solstizio. Infatti nell’emisfero nord della Terra tra il 22 e il 24 dicembre il sole sembra fermarsi in cielo (fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all’equatore).
In termini astronomici, in quel periodo il sole inverte il proprio moto nel senso della “declinazione”, cioè raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale. Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima.
Si verificano cioè la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno. Subito dopo il solstizio d’inverno la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta. Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole in quanto a luce e calore e pare precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e “predominante” sulle stesse tenebre.
Il giorno in cui il sole sembra rinascere è …. proprio il 25 dicembre, ha cioè un nuovo “Natale”. Questa interpretazione “astronomica” può spiegare perché il 25 dicembre sia una data celebrativa presente in culture e paesi così distanti tra loro. Tutto parte da una osservazione attenta del comportamento dei pianeti e del sole, e gli antichi conoscevano bene gli strumenti che permettevano loro di osservare e descrivere movimenti e comportamenti degli astri.
Le celebrazioni cristiane del Natale hanno fatto coincidere la nascita di Gesù con il solstizio d’inverno, traghettando tradizioni e culture pre-cristiane della celebrazione del dio sole e della rinascita della luce, verso feste cristiane. Sembra infatti, secondo alcune tesi, che la nascita di Gesù sia avvenuta in un periodo stagionale diverso dall’inverno, verosimilmente la tarda primavera o la prima estate.
Letteralmente natale significa “nascita”. La festività del Dies Natalis Solis Invicti (“Giorno di nascita del Sole Invitto”) veniva celebrata nel momento dell’anno in cui la durata del giorno iniziava ad aumentare dopo il solstizio d’inverno: la “rinascita” del sole. Il termine solstizio viene dal latino solstitium, che significa letteralmente “sole fermo” (da sol, “sole”, e sistere, “stare fermo”). Anche l’imperatore Costantino sarebbe stato un cultore del Dio Sole, in qualità di Pontifex Maximus dei romani. Egli, infatti, raffigurò il Sol Invictus sulla sua monetazione ufficiale, con l’iscrizione SOLI INVICTO COMITI, “Al compagno Sole Invitto”, definendo quindi il dio come un compagno dell’imperatore. Con un decreto del 7 marzo 321 Costantino stabilì che il primo giorno della settimana (il giorno del Sole, Dies Solis) doveva essere dedicato al riposo. « Nel venerabile giorno del Sole, si riposino i magistrati e gli abitanti delle città, e si lascino chiusi tutti i negozi. Nelle campagne, però, la gente sia libera legalmente di continuare il proprio lavoro, perché spesso capita che non si possa rimandare la mietitura del grano o la semina delle vigne; sia così, per timore che negando il momento giusto per tali lavori, vada perduto il momento opportuno, stabilito dal cielo.»
Uno dei simboli più utilizzati per il Natale è l’albero di Natale, di tradizione pagana, dove predomina la presenza della Luce! Fu scelto l’abete perché è un albero sempre verde, che porta speranza perché sempre vivo anche nel periodo più freddo e difficile dell’anno. E’ un simbolo fallico, di fertilità ed abbondanza associato alle divinità maschili di forza e vitalità.
Il solstizio si associa ad un momento di rinnovamento, la fine di un ciclo e l’inizio di un altro. L’albero di Natale è la massima rappresentazione della luce che ritorna.
Anticamente celebrare il solstizio manifestava un forte rispetto per i cicli della natura.
Ciò indica come uno dei desideri più pressanti dell’Uomo sia sempre stato quello di osservare e di allinearsi ai cicli della natura e del cosmo: la natura è infatti una rete di migliaia di cicli collegati tra loro e di cui noi facciamo parte. La vera saggezza consiste nel conoscere il proprio posto in ogni determinato ciclo e quale tipo di azione o non azione è giusto compiere in quella fase.
E’ su questo principio che si fonda tutto il libro dell’I Ching (I King) o Libro dei Mutamenti, parte integrante della disciplina Feng Shui.